MISSION

 

 

LINK-ITALIA (APS) tratta il problema della violenza e del crimine nella sua accezione più ampia individuando nell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) la cornice scientifica e istituzionale di studio, definizione e riferimento per gli stati membri e accogliendone i richiami volti ai funzionari del sistema sanitario, giudiziario e sociale, nel porre la propria attenzione al fenomeno della violenza, in particolare la violenza interpersonale, quale problema complesso e legato a modalità di pensiero e comportamento definite da una molteplicità di forze che trascendono i confini nazionali anche in termini di strategie di prevenzione, trattamento e contrasto.

 

Nel trattare il Maltrattamento e l’Uccisione di Animali quale grave reato da contrastare di per sé, sintomo di una situazione esistenziale patogena ed efficiente indicatore di pericolosità sociale, l’impegno di LINK-ITALIA (APS) sopratutto nel lavoro di rete assicurato dai Protocollo d’Intesa Link risponde ai richiami dell’O.M.S. sulla necessità di una attività sempre più innovativa, capillare e multidisciplinare fra istituzioni, enti, organizzazioni e associazioni nello sviluppo e messa in atto di programmi atti a prevenire la violenza e a mitigarne gli effetti, con particolare attenzione alle iniziative di comunità e promuovendo uno specifico coinvolgimento intersettoriale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la violenza come l’utilizzo intenzionale della forza fisica o del potere, minacciato o reale, contro sé stessi, un’altra persona, o contro un gruppo o una comunità, che determini o che abbia un elevato grado di probabilità di determinare lesioni, morte, danno psicologico, cattivo sviluppo o privazione.

L’inserimento del termine potere, oltre alla frase utilizzo della forza fisica, amplia i confini della natura di un atto violento ed espande la nozione convenzionale di violenza fino a comprendere quegli atti che rappresentano il risultato di una relazione di potere, ossia anche le minacce e l’intimidazione. Il termine utilizzo del potere permette inoltre di includere l’incuria o gli atti di omissione, oltre ai più scontati atti violenti di perpetrazione. In questo modo la definizione l’utilizzo della forza fisica o del potere comprende l’incuria e tutti i tipi di abuso fisico, sessuale e psicologico, così come il suicidio e gli altri atti di abuso verso sé stessi.

 

Nel Global Status Report on Violence Prevention 2014, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (U.N.D.P.) e dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Controllo della Droga e la Prevenzione del Crimine (U.N.O.D.C.), emerge che i comportamenti antisociali  causano più di 1,3 milioni di vite perse ogni anno e un numero ancora superiore di persone ferite.

Già nel World Report on Violence and Health 2002, l’O.M.S. aveva definito la violenza come uno dei maggiori problemi di salute pubblica a livello mondiale ed in particolare la violenza interpersonale viene evidenziata come fenomeno in crescente ascesa in tutto il mondo

 

Nello specifico la 49° Assemblea Mondiale della Sanità nel 1996 adottò la risoluzione WHA49.25.

In questa risoluzione l’Assemblea sottolineò in particolare le gravi conseguenze della violenza sia a breve che a lungo termine per i singoli individui, le famiglie, le comunità e i paesi, evidenziando gli effetti dannosi della violenza stessa sui servizi di assistenza sanitaria.

L’Assemblea sollecitò inoltre gli stati membri affinché dedicassero immediata attenzione al problema della violenza all’interno dei propri confini, chiedendo al Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di definire delle attività di salute pubblica che affrontassero il problema.

 

Il primo Rapporto Mondiale su Violenza e Salute, costituisce assieme al recente Rapporto del 2014, una parte importante della risposta dell’O.M.S. alla risoluzione WHA49.25 rivolgendosi soprattutto a ricercatori e professionisti.

Quest’ultima categoria comprende:

– operatori dell’assistenza sanitaria;

– operatori sociali;

– professionisti coinvolti nell’elaborazione e nell’implementazione di programmi e servizi di prevenzione;

– educatori professionali;

– funzionari del sistema giudiziario.